Con l’insediamento di Donald Trump, oltreoceano si è scatenata una tempesta: i repentini cambiamenti relativi alle minacce doganali, i drastici tagli alla cooperazione internazionale e le visite inattese in Groenlandia sono la prova di una linea protezionista e di un abbandono delle strutture multilaterali. A questo punto la questione tanto ignorata appare ancora più minacciosa: Trump davvero abbandonerebbe a se stessi i Paesi della NATO in caso di emergenza?

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Di pari passo con l’avanzare dell’incertezza sulla politica di sicurezza cresce anche la voglia di agire. I bilanci della difesa nazionale vengono incrementati in tempi record e i documenti strategici riscritti: in tutto ciò mancano però delle fonti di finanziamento affidabili.

In questo contesto, in Europa anche gli assicuratori vengono sempre più presi di mira: oltre ai piani di indebitamento pubblico elevati a livelli storici, si mira a mobilitare maggiormente anche i patrimoni privati e istituzionali. In Francia, ad esempio, in futuro dovrebbero essere investiti in imprese d’armamento anche i depositi dei libretti di risparmio del popolo. Germania, Regno Unito e Paesi Bassi stanno valutando la possibilità di rendere accessibile al settore della difesa l’avere delle casse pensioni.

Investitori a lungo termine anziché soccorritori d’urgenza

Con investimenti per oltre mezzo bilione di franchi, ad alcuni politici il patrimonio gestito dalle assicurazioni svizzere può sembrare una cassaforte sicura a cui attingere in caso di emergenza. Dare questo messaggio, però, è molto pericoloso. 

Gli assicuratori, infatti, non sono finanziatori per le emergenze, bensì investitori a lungo termine con un chiaro mandato: assicurare i rischi, offrire stabilità, finanziare la sicurezza; tutto questo per gli assicurati, non per lo Stato.

Le loro strategie d’investimento, quindi, non seguono gli eventi d’attualità politica, ma si proiettano su decenni. La sicurezza degli investimenti ha la massima priorità e l’allocazione degli investimenti si basa su disposizioni legali e interne. Le direttive d'investimento individuali definiscono criteri a lungo termine che garantiscono un rapporto equilibrato tra sicurezza, rendimento, diversificazione del rischio, liquidità, sostenibilità e responsabilità etica.

I flussi di capitale non devono essere guidati dalla politica

I politici di alcuni Paesi, esprimendo ad alta voce l’idea di promuovere gli investimenti nelle imprese d’armamento, giocano con il fuoco. Non perché la sicurezza non sia importante, ma perché lasciar guidare i flussi di capitale dalla politica creerebbe un precedente pericoloso.

Quel che oggi inizia con le migliori intenzioni rischia di trasformarsi domani in un caotico intreccio di quote d’investimento prescritte dallo Stato, criteri di esclusione di natura politica e una perdita di fiducia nel settore finanziario.

Specialmente in tempi di incertezze geopolitiche, sono necessari mercati stabili e affidabili, che non si creano mediante interventi dirigistici, bensì grazie a fiducia, regole chiare e responsabilità imprenditoriale.

Strategie d’investimento indipendenti rafforzano la resilienza economica

Gli assicuratori forniscono un contributo decisivo alla resistenza finanziaria della Svizzera. Coprendo rischi come catastrofi naturali o attacchi informatici e finanziando progetti infrastrutturali, sgravano le imprese, i privati e lo Stato, il quale può così concentrarsi sui suoi compiti fondamentali, come ad esempio la difesa nazionale.

Inoltre, rafforzano il sistema previdenziale: nel secondo pilastro, gli assicuratori offrono diverse soluzioni assicurative, mentre nel terzo pilastro i prodotti di previdenza privati consentono di costituire ulteriore capitale e quindi di sgravare il sistema di ripartizione dell’AVS.

Gli assicuratori possono però svolgere queste funzioni solo se le loro strategie d’investimento restano libere da influenze politiche e morali. Qualsiasi direttiva di investire in determinati settori, che sia nella difesa o nella tecnologia ambientale, indebolisce la diversificazione del rischio, riduce i rendimenti, aumenta la volatilità e mina la fiducia degli assicurati.

Gli assicuratori sono parte attiva della società, ma agiscono a lungo termine, in modo indipendente e calcolabile. Questa stabilità ha un valore inestimabile per la resilienza di una società, specialmente in tempi incerti.

La stabilità richiede autoresponsabilità: perseverare, non seguire la massa

In tempi di crisi, è forte la tentazione di aggrapparsi a qualsiasi appiglio. Ma chi strumentalizza le stabili fondamenta del settore assicurativo per gli scopi politici del momento finisce per segare il ramo su cui si regge l’economia.

In passato, la Svizzera si è distinta per la saggia moderazione e la spiccata consapevolezza della stabilità. Non lasciamoci contagiare dall’attivismo internazionale. La nostra forza non sta nel seguire la massa, ma nel perseverare. Pertanto, ciò che serve non sono obblighi o quote, ma piuttosto stabilità mediante la responsabilità individuale, specialmente quando il mondo attorno a noi vacilla.