Signor Dörig, la pandemia continua a dominare la nostra vita quotidiana: lo scorso anno gli assicuratori privati si sono occupati anche di altri temi?
Il coronavirus ci ha sollecitati molto, ma è stato così anche per l'intera società e l’economia. In seguito alla pandemia, lo scorso anno gli assicuratori privati hanno versato circa 1 miliardo di franchi di risarcimenti. Anche negli scorsi mesi, come prima della crisi del coronavirus, hanno però continuato a garantire il versamento in media di circa 140 milioni di franchi al giorno sotto forma di rendite e risarcimenti a privati e aziende.
Tuttavia sono state mosse anche delle critiche all'indirizzo degli assicuratori…
Posso capire che vi sia del malcontento se qualcuno percepisce prestazioni inferiori alle attese. Tuttavia, per evitare di scardinare il principio di assicurazione, in caso di sinistri gli assicuratori privati possono versare solo le prestazioni per le quali si sono effettivamente pagati dei premi. Nonostante la situazione straordinaria, le nostre società affiliate hanno dovuto insistere sul rispetto dei contratti, ma al contempo hanno operato con generosità e senza lungaggini burocratiche fornendo un’ampia assistenza a molti dei loro clienti PMI in modo rapido e mirato.
«Forse il progetto di un'assicurazione pandemia non era ancora stato elaborato nei minimi dettagli, ma per me è incomprensibile che il Consiglio federale ne abbia annunciato l’interruzione proprio ora.»
Questo significa che per i rischi come quelli legati a una pandemia non esiste una soluzione assicurativa?
No, almeno per il momento. Da un lato in passato era difficile prevedere correttamente le ripercussioni di una pandemia poiché mancavano dei dati al riguardo. Dall'altro i rischi su scala globale, come quelli di una pandemia, minano i principi fondamentali dell'assicurabilità: i sinistri si verificano contemporaneamente e interessano quasi tutte le parti in causa, rendendo così impossibile la ripartizione dei rischi. Le soluzioni assicurative di natura essenzialmente privata non sono pertanto sufficienti in caso di rischi maggiori. Proprio per questo, negli ultimi mesi, gli assicuratori privati si sono impegnati, in collaborazione con la Confederazione, per cercare possibili opzioni per una soluzione assicurativa congiunta nell’eventualità di una prossima pandemia.
Il 31 marzo 2021 il Consiglio federale ha però deciso di non approfondire, almeno per il momento, il concetto dell'assicurazione pandemia. Una decisione comprensibile?
No. Forse il progetto di un'assicurazione pandemia non era ancora stato elaborato nei minimi dettagli, ma per me è incomprensibile che il Consiglio federale ne abbia annunciato l’interruzione proprio ora. È indispensabile valutare delle misure preventive per simili rischi maggiori!
Lei voleva sfruttare le competenze degli assicuratori?
Esatto. La prevenzione e la valutazione dei rischi sono aspetti imprescindibili per gli assicuratori privati. In caso di sinistro, un conto è parlare di fondi, un altro, molto più complicato, è chiedersi chi beneficerà dei fondi e come è possibile versarli in modo efficiente. In questo ambito, gli assicuratori privati possono offrire processi consolidati, conoscenze specialistiche e risorse personali. Possiamo evadere una notifica di sinistro in poco tempo e determinare il diritto a prestazioni. Ciò crea trasparenza, evita versamenti ingiustificati e permette di aiutare le parti lese in modo rapido, efficiente ed efficace. Il know-how del nostro settore è dunque essenziale per poter contare sulla buona volontà della popolazione nei confronti di una soluzione futura.
«La politica è chiamata a intervenire con progetti di riforma nel primo e nel secondo pilastro.»
È questo il vantaggio rispetto a un approccio puramente statale?
È soprattutto il vantaggio di una soluzione assicurativa. Invece di una distribuzione di aiuti a pioggia a posteriori ed esclusivamente a carico dei contribuenti, una soluzione assicurativa permette la pianificazione e dà sicurezza giuridica molto prima che si verifichi il danno. In caso di evento provvede affinché a ricevere gli aiuti siano coloro che ne hanno davvero bisogno. Questo avviene secondo le regole del gioco concordate in precedenza e che si basano sul principio di solidarietà.
Lei menziona il principio di solidarietà. Non è forse a rischio anche nella previdenza per la vecchiaia, in particolare nell’ambito del secondo pilastro?
Purtroppo è così. Da lungo tempo vi è necessità di agire con urgenza in questo senso. La politica è chiamata a intervenire con progetti di riforma nel primo e nel secondo pilastro. Il sistema svizzero dei tre pilastri gode di un ampio consenso e si è dimostrato valido. Tuttavia, col passare del tempo, si sta cercando di introdurre nel secondo pilastro elementi estranei al sistema. Noi siamo fermamente contrari a un tale modo di procedere. Non occorre apportare modifiche strutturali a un sistema equilibrato, ma piuttosto adattarlo rapidamente in considerazione delle nuove realtà demografiche ed economiche.
Come valuta complessivamente la proposta del Consiglio federale per la riforma della LPP?
Essa comprende importanti elementi che portano a una stabilizzazione del secondo pilastro. Siamo favorevoli all'elemento essenziale della riforma, ovvero la riduzione dell'aliquota di conversione minima LPP al 6,0 percento in una sola fase.
«La sostenibilità è importante sia nella previdenza per la vecchiaia, sia nelle questioni ambientali.»
E quali punti criticate invece?
In particolare, il supplemento di rendita e il contributo salariale illimitato nel tempo proposti dal Consiglio federale. Siamo assolutamente contrari a un simile principio di contributi a pioggia. La compensazione invece deve essere mirata e basata sulle esigenze. Di conseguenza, esigiamo che le prestazioni di compensazione a favore della generazione di transizione all’interno del secondo pilastro abbiano una durata limitata, oltre la quale vengano automaticamente a cadere. Solo in questo modo è possibile procedere a una riforma della previdenza per la vecchiaia lungimirante.
Lei chiede maggiore sostenibilità nella previdenza per la vecchiaia?
Sì, la sostenibilità è assolutamente necessaria nella previdenza per la vecchiaia. Si tratta di non vivere a spese delle generazioni future e lasciare loro un contesto intatto. La ripartizione in atto oggi nel secondo pilastro viola proprio questo principio di sostenibilità. La sostenibilità è importante sia nella previdenza per la vecchiaia, sia nelle questioni ambientali...
...ambito in cui i riflettori sono puntati sul settore finanziario e quindi anche sugli assicuratori privati.
Si tratta di una questione ricorrente per le nostre società affiliate, poiché basano il loro modello operativo sulla sostenibilità. Quali professionisti nella valutazione dei rischi, ma anche in veste di importanti investitori, abbiamo una responsabilità economica in questo senso. Chiunque investa i premi assicurativi dei propri clienti ha una visione a lungo termine e dunque è interessato a un impegno sostenibile.
«Il primo Rapporto sulla sostenibilità l’anno scorso ha consentito agli assicuratori di esprimersi per la prima volta in merito a tutto il settore.»
Quali provvedimenti adottano gli assicuratori?
Molti assicuratori si impegnano già da anni in questo ambito e hanno acquisito delle competenze al riguardo. Il primo Rapporto sulla sostenibilità l’anno scorso ha consentito agli assicuratori di esprimersi per la prima volta in merito a tutto il settore. Per il 2021 abbiamo sviluppato ulteriormente questo rapporto. In tal modo, possiamo dimostrare con maggiore trasparenza il nostro contributo a favore di questo argomento inerente al futuro.
Anche la strategia relativa alla piazza finanziaria della Confederazione considera il tema della sostenibilità.
Accogliamo con favore l'approccio della Confederazione e non solo per quanto riguarda la sostenibilità. La strategia aggiornata relativa alla piazza finanziaria è mirata e garantisce continuità. A nostro modo di vedere il Consiglio federale affronta i campi d'azione centrali: in questo modo la piazza finanziaria svizzera potrà essere competitiva anche nei prossimi anni.
Anche le società affiliate dell'ASA sono in concorrenza tra loro. Questo non porta a perseguire interessi diversi?
Questo è del tutto normale in seno a un'associazione. L'ASA vive della molteplicità. Tra i suoi membri, l'ASA annovera piccole società attive in settori di nicchia, assicuratori nazionali attivi in tutti i rami, assicuratori malattie e infortuni e riassicuratori attivi su scala globale. È ovvio che talvolta vi siano opinioni diverse ed esigenze dissimili.
Lei dirige un’associazione che rappresenta gli interessi del settore. Anche gli affari politici non sono sempre andati come da programma in seguito alla pandemia. Nel 2020 è però stata conclusa la revisione parziale della legge federale sul contratto d'assicurazione. È soddisfatto?
L'approfondita discussione sulla legge ne ha mostrato l'importanza. Il nostro impegno è stato ripagato. Riteniamo che ora la revisione parziale sia equilibrata, rafforzi i diritti degli assicurati sotto vari aspetti, garantendo uno svolgimento del contratto conforme all’era digitale.
Il prossimo punto nell'agenda del Parlamento è la discussione sulla revisione parziale della legge sulla sorveglianza degli assicuratori.
Ci aspettiamo che la revisione parziale della legge si adegui alle esigenze attuali. Una legge sulla sorveglianza in grado di far fronte al futuro deve creare delle condizioni quadro per permettere il progresso tecnologico. Per quanto riguarda la protezione degli assicurati devono essere possibili soluzioni differenziate in base al bisogno di tutelarsi dei clienti. Come vede, il lavoro societario rimane impegnativo e stimolante anche nel 2021.
L’intervista è stata pubblicata anche nella rivista annuale «View» dell’ASA.